Bentornate e bentornati,
ho fatto una lunga pausa per vedere cosa accadeva intorno a me e adesso posso aggiornarvi sulle ultime novità sul bra fitting.
Questo blog non ha follower, non è social, non dice nulla che possa rendervi felici o divertiti, non insegna nulla ma è qui per raccontare solo una storia, quindi se volete leggerla bene se no cliccate altrove.
Nel 2006 per seguire il mio cuore mi trasferiì in Nord Irlanda e se volete sapere cosa dovetti fare per arrivare fin lì, potete leggerlo sul mio Diario di Bordo qui.
Dopo aver completato il training come bra fitter decisi che era ora di tornare in Italia dove il bra fitting non solo poteva essere utile ma avrebbe potuto aiutare tante donne e tanti operatori del settore lingerie.
Parlo al plurale perchè ho fatto un grande errore, quello di non pensare a me e al fatto che avrei potuto diventare ricca, famosa e magari ricevere riconoscimenti per il coraggio, l'innovazione e chissà che altro.
Nel 2007 cominciai ad andare in giro per l'Italia a parlare del bra fitting cercando di promuoverlo, ma ho un grave difetto, non riesco a convincere le persone, preferisco comprendere i loro bisogni e le loro esigenze e così non riusciì a convincere nè il project manager del Polimoda, dell'Accademia della Moda e di tante altre scuole ed accademie di moda, nè la buyer Lingerie de laRinascente, nè la manager IBM, nè commercianti di lingerie, nè addette vendita, nè imprenditori e imprenditrici, nè la marketing manager Triumph, Lovable, Yamamay, Intimissimi e tutte le altre aziende produttrici e in ultimo nemmeno il direttore di una fiera di settore, i social e chi più ne ha più ne metta.
C'è solo una cosa che so. Domani tutti parleranno del bra fitting come fosse sempre esistito e in realità è così. Ci eravamo dimenticati esistesse e che si chiamasse "Andare dalla bustaia".
Le nonne sanno di che parlo e se volete la storia del bra fitting chedetela alle vostre nonne, ma non chiamatelo bra fitting, loro lo chiamavano "andare dalla bustaia".
Se c'è una cosa che mi fa arrabbiare e davvero tanto, è sentire che è una moda. Non lo è, almeno non ancora e vorrei non lo fosse.
Perchè acquistare in modo consapevole la propria lingerie e i costumi da bagno, così come l'abbigliamento e tutto il resto è un dovere e un diritto.
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di ascoltarmi anche se non ha compreso nulla di ciò che ho detto o scritto. Se non ho registrato io il marchio bra fitting c'è un motivo, anzi più di uno e come tutte le genialate, contiene un bug, un virus che forse sarebbe bene considerare, ma come al solito nessuno mi chiederà mai di cosa si tratta perchè si sentono furbi, geni e seguono le mode o quelle che pensano tali.
Ho scelto di parlare italiano, ho scelto di dare priorità a cose più importanti nella mia vita e ho scelto di essere felice accanto alle persone che meritano la mia presenza accanto a loro.
La definizione che trovate su Wikipedia del bra fitting l'ho scritta io. Già diversi blog, senza neanche avere il benchè minimo riguardo, hanno usato il testo copiandolo senza neanche preoccuparsi di apparire privi di fantasia o incapaci di esprimersi con parole loro.
Altri blog si sono ispirati sempre allo stesso testo e almeno lo hanno cambiato un pò, usando però la mia impostazione, le mie capacità di scrittura e proprietà intellettuale che non sono eccelse ma almeno ci provo.
Poi arriviamo al plu ultra del plagio. Venendo a conoscenza del progetto Triumph stand up for fit, telefono e parlo con la marketing manager Triumph e le dico che nell'elenco dei punti vendita con bra fitter non c'è la città di Palermo dove le donne hanno tutte tre seni ed essendoci io come bra fitter disponibile per Palermo, sarei stata felice di contribuire anche come free-lance.
Risposte inconcludenti, evasive, incomprensibii, insomma solo scuse e Palermo rimane con tre seni.
Guardo sul web e cosa trovo, le brave bra fitter del punto vendita Triumph di Roma sul loro blog pubblicizzano l'evento Stand for fit usando il testo scritto da me.
Almeno loro hanno avuto l'accortezza di non copiarlo.
Insomma tutti sono bravi a copiare, a usare la mia proprietà intellettuale e per giunta gratis. Chissà come mai adesso fioriscono le Fitting Academy e tutti si divertono a trovare i nomi più terribili per definire una tecnica di vendita. C'è chi lo chiamo Bra Fitting, chi Fitting Bras, chi solo Fitting, c'è un arcobaleno di nomi e intanto l'Accademia della Crusca si sta scervellando affinchè questa strana bestia non si insinui nelle menti delle povere e poveri italiani che sono così bravi adesso ad imparare l'inglese quando hanno davanti due tette.
Dal 2006 ad oggi sono passati 10 anni e siamo ancora agli inizi, voglio proprio vedere le prossime puntate di questa avvincente saga che vede da una parte le donne italiane, dall'altra i reggiseni dei loro sogni e in mezzo chi pensa che forse sarebbe meglio non indossare nulla e accontentarci di come siamo fatti e non lamentarci se non siamo tutte delle modelle, tanto anche le modelle tra qualche anno le avranno cascanti perchè c'è una cosa che non può cambiare il bra fitting, la forza di gravità.
© Patrizia Vitrano
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lunedì 15 febbraio 2016
La vera storia del bra fitting
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domenica 11 novembre 2012
Donne, Politica e Istituzioni
Donne, Politica e Istituzioni è il titolo di un corso che sto frequentando presso la Facoltà di Scienze Politiche di Palermo promosso dal Ministero delle Pari Opportunità.
Riuscire ad essere apprezzate, valorizzate e rispettate come donne, passa per prima cosa da ciò che indossiamo e da come lo indossiamo.
Basta ricordare gli anni '80, in cui riviste, video, film presentano le donne manager che a quell'epoca cominciavano ad affacciarsi nel mondo del lavoro in ruoli da dirigenti. Le caratteristiche che mutuate dall'abbigliamento maschile erano evidenziate e anche esagerate erano le spalle, come se bisognasse somigliare agli uomini per svolgere lavori che erano stati fino a quel momento solo occupati da uomini.
Oggi non abbiamo certo bisogno di usare nè di rifarci all'abbigliamento maschile, dal momento che vi sono diversi modi per esprimere la propria identità e allo stesso tempo usare l'abbigliamento come mezzo visivo che indichi agli altri che desideriamo essere rispettate, valorizzate per ciò che siamo.
Pensiamo allora all'uso di indumenti che piuttosto che scimmiottare quelli maschili, semplicemente si adattano alle nostre forme e per questo vi consiglio due blog utilissimi, uno di Anna Venere Modaperprincipianti e l'altro Divadellecurve di Marged Flavia Trumper.
Per quanto riguarda la lingerie che è la nostra prima "corazza" o meglio ciò che riguarda la nostra sfera intima, è importante essere consapevoli che la riuscita visiva e gli effetti ottici degli "strati successivi" ovvero maglie, top, gonne, pantaloni, giacche, cappotti, etc. dipendono proprio da reggiseno, mutande con tutte le sue varianti, guaine contenitive, collant o calze.
Dedicare il nostro tempo a scegliere la biancheria da indossare facendo uso di piccoli ma importanti accorgimenti è il primo mezzo per valorizzare al meglio noi stesse in un mondo che spesso guarda più all'apparenza. In fondo usiamo gli stessi mezzi a nostro vantaggio.
Per quanto riguarda l'abbigliamento intimo che è la materia che più mi compete, vi invito a riflettere sulla differenza di portamento nelle situazioni in cui non indossate il reggiseno, quando lo indossate ma la misura non è quella ideale e quando invece un reggiseno è modellato esattamente su di voi.
Spalle, busto, braccia, collo e testa sono alcune delle parti del corpo interessate e modificate dal fatto di indossare o meno il giusto reggiseno, infatti quelle che ho elencato all'inzio, sono le parti del corpo che comunicano maggiormente in termini di linguaggio non verbale per il fatto che sono ad altezza occhi.
La domanda che vi pongo è: Preferite che quando parlate guardino voi e ascoltino le vostre parole o guardino altrove e non ascoltino nemmeno ciò che dite?
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Riuscire ad essere apprezzate, valorizzate e rispettate come donne, passa per prima cosa da ciò che indossiamo e da come lo indossiamo.
Basta ricordare gli anni '80, in cui riviste, video, film presentano le donne manager che a quell'epoca cominciavano ad affacciarsi nel mondo del lavoro in ruoli da dirigenti. Le caratteristiche che mutuate dall'abbigliamento maschile erano evidenziate e anche esagerate erano le spalle, come se bisognasse somigliare agli uomini per svolgere lavori che erano stati fino a quel momento solo occupati da uomini.
Oggi non abbiamo certo bisogno di usare nè di rifarci all'abbigliamento maschile, dal momento che vi sono diversi modi per esprimere la propria identità e allo stesso tempo usare l'abbigliamento come mezzo visivo che indichi agli altri che desideriamo essere rispettate, valorizzate per ciò che siamo.
Pensiamo allora all'uso di indumenti che piuttosto che scimmiottare quelli maschili, semplicemente si adattano alle nostre forme e per questo vi consiglio due blog utilissimi, uno di Anna Venere Modaperprincipianti e l'altro Divadellecurve di Marged Flavia Trumper.
Per quanto riguarda la lingerie che è la nostra prima "corazza" o meglio ciò che riguarda la nostra sfera intima, è importante essere consapevoli che la riuscita visiva e gli effetti ottici degli "strati successivi" ovvero maglie, top, gonne, pantaloni, giacche, cappotti, etc. dipendono proprio da reggiseno, mutande con tutte le sue varianti, guaine contenitive, collant o calze.
Dedicare il nostro tempo a scegliere la biancheria da indossare facendo uso di piccoli ma importanti accorgimenti è il primo mezzo per valorizzare al meglio noi stesse in un mondo che spesso guarda più all'apparenza. In fondo usiamo gli stessi mezzi a nostro vantaggio.
Per quanto riguarda l'abbigliamento intimo che è la materia che più mi compete, vi invito a riflettere sulla differenza di portamento nelle situazioni in cui non indossate il reggiseno, quando lo indossate ma la misura non è quella ideale e quando invece un reggiseno è modellato esattamente su di voi.
Spalle, busto, braccia, collo e testa sono alcune delle parti del corpo interessate e modificate dal fatto di indossare o meno il giusto reggiseno, infatti quelle che ho elencato all'inzio, sono le parti del corpo che comunicano maggiormente in termini di linguaggio non verbale per il fatto che sono ad altezza occhi.
La domanda che vi pongo è: Preferite che quando parlate guardino voi e ascoltino le vostre parole o guardino altrove e non ascoltino nemmeno ciò che dite?
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